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I gioielli di Bibi Gramaglia arrivano nel cuore di Torino

Tra le vie del centro di Torino trova oggi casa un’interessante realtà del mondo del gioiello di design, l’atelier di Bibi Gramaglia, “BIBI GRAMAGLIA selezione”, che ha aperto da pochi giorni le sue porte in Via Carlo Alberto 42/A.

Se vi trovate a fare una passeggiata tra le vie della mia amata città, potete visitare uno spazio delizioso popolato da oggetti selezionati dal gusto di Bibi e gioielli dai tratti puliti ed essenziali da lei creati.

Siete curiosi? Lo ero anche io, così ho pensato di farle un’intervista che condivido con voi.

E.Z. Gioiello e design, un rapporto molto stretto e allo stesso tempo delicato che porta, a volte, a concepire i gioielli come una scultura rendendoli di difficile indosso. Nelle tue collezioni il design sembra invece venire incontro alla mettibilità del gioiello. Qual è per te il rapporto tra gioiello e design?

B.G: Ogni gioiello richiede un progetto, non punto alla produzione industriale, il processo creativo è più artigianale. Necessità interne da risolvere a volte suggeriscono come disegnare un nuovo modello e la cura dei dettagli nella fase creativa è necessaria anche nella fase produttiva, questo contraddistingue l’oggetto finale.
E.Z. Il gioiello è cultura e sono convinta che risenta molto della formazione e del contesto nel quale il designer si forma. Quanto ha influito Torino nella tua creatività? Quali sono le influenze che ispirano maggiormente le tue collezioni?
B.G. Probabilmente il gusto torinese, che tende a non ostentare, può avermi influenzata. I gioielli che creo sono apprezzati da donne di età molto differenti e questo può essere dovuto alla sobrietà, all’assenza di decoro posticcio. I miei gioielli sono comodi da indossare e fatti per durare, completano ma non sono invadenti.
E.Z. Nei tuoi gioielli si nota una sperimentazione molto eterogenea per quanto riguarda forme, colori e materiali. Come scegli queste caratteristiche e come avviene il processo creativo di un gioiello?
B.G. Quando scelgo i materiali non so quasi mai come li userò, la mia ricerca è costante e nelle mie collezioni ho usato cotone, lana naturale, passamanerie, cuoio, metallo, pietre dure, vetro, corallo. Mi piacciono le cose di qualità e nell’accostarle seguo un mio gusto che mi impedirebbe di metterne insieme alcune. Un elemento o materiale può rimanere a lungo in una scatola finché si rivela e prende forma nel disegno di un nuovo modello. Nel gioiello cerco di raggiungere un’armonia tra i vari elementi che ottengo spesso sottraendo piuttosto che aggiungendo.
Per maggiori informazioni potete visitare la sua pagina Facebook.
E.Z.

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Madre Natura: quando l’alchimia trasforma un fiore in un gioiello.

Plasmare ciò che la natura ha creato, trasformando la materia comune in un metallo prezioso: un sogno inseguito dall’uomo da centinaia di anni.

Madre Natura trasforma questo sogno in realtà creando gioielli che sembrano quasi frutto di un processo alchemico. La materia organica viene cristalizzata nell’argento attraverso un processo innovativo, vanto del nostro made in Italy, renderno eterno quanto di più caduco esista in natura: i fiori.

Candide margherite, eterei non ti scordar di me, aggraziati narcisi, unici così come la natura li ha creati, vengono “imprigionati” nel metallo prezioso – argento 925 bagnato nell’oro e nel rodio – e rimangono così, intatti per sempre. I topazi colorati di alta qualità – Madre Natura ha deciso di utilizzare esclusivamente i passion topaz tagliati da Swarovski Gems – illuminano questi fiori che si trasformano in gioielli, rendendo il pezzo unico per sua natura in qualcosa di ancora più esclusivo.

Ma chi è Madre Natura? Una realtà torinese, nata dall’intuizione di Daniele Fantin, esperto conoscitore dei metalli nobili, e dall’estro creativo di Anna Arnaldi, designer delle collezioni del brand, laureata presso Accademia Albertina delle belle arti di Torino.

Volete saperne di più? Visitando il sito di Madre Natura troverete la collezione completa che potrete acquistare direttamente on line.

Ditemi, cosa ne pensate di queste creazioni alle quali dei fiori manca solamente il profumo?

di Erika Zacchello

 

 

 

 

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Visto al Macef. I gioielli Fiber Art di Silvia Beccaria.

Fiber Art. Una produzione artistica caratterizzata dall’impiego delle fibre naturali o artificiali rivisitate e  reinterpretate  in chiave personale e contemporanea.

Ed è questa l’arte della designer torinese Silvia Beccaria che, da quasi vent’anni, ricerca e crea estendendo il concetto di “fibra” a materiali inusuali – e non solamente a quelli tessili – quali ad esempio pvc, gomma, plastica, lattice e poliuretano.
Le reinterpretazione di materie prime industriali anonime, e non riciclate, ci regala oggetti scenici e d’impatto, proprio come i bijoux presentati da Silvia durante l’ultima edizione del Macef conclusasi domenica 27 gennaio.

I gioielli proposti sono fondamentalmente gorgiere che celebrano gli sfarzi cinquecenteschi del Rinascimento.

Il lavoro artigianale che ne è alla base consiste nella rivisitazione dell’intreccio manuale, filo dopo filo, di materiali che possono essere accomunati tra loro solamente per la loro “tessibilità”.

L’originalità sta, a mio giudizio, nell’utilizzo di materie flessibili e di colorazioni insolite, dove le trasparenze e il fluo si fondono, per creare degli oggetti prodotti mediante una tecnica antica, quella della tessitura manuale.


Ed è grazie alla contaminazione di passato e futuro che questi gioielli ci fanno assaporare un gusto tanto retrò quanto contemporaneo ed hi-tech.
I gioielli dello Studio Filarte di Silvia non sono solo gioielli. Sono sculture tanto leggere dal punto di vista materico quanto importanti nel loro carattere.
Sono oggetti che parlano di loro stessi senza bisogno che qualcun altro ne parli, obbiettivo non facile da raggiungere, a meno che non si sia così: evocativi, iconici e senza tempo.

Per contattare Silvia Beccaria potete visitare il sito www.studio-filarte.it

Tutte le foto sono di Mariano Dallago.

 

Erika Zacchello

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Salone del Libro di Torino 2011: come trovare un “gioiello” nel “pagliaio”?

E’ una grande soddisfazione vedere esposto tra gli scaffali del Salone del Libro di Torino il proprio libro, forse una delle emozioni più forti per uno scrittore. Domenica scorsa, durante l’edizione 2011 del Salone del Libro, ho avuto il piacere di provare questa emozione e la prima cosa che ho fatto d’impulso è stata quella di scattare una foto per immortalare questo momento indimenticabile!

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Il mio libro “il bijou nel sogno americano

Ma cosa si nasconde dietro ad una cosa così “semplice” come un libro esposto su uno scaffale? Perchè tutta questa “emozione” nel vederlo collocato in un punto visibile dello stand della propria casa editrice?

L’Italia è un popolo di scrittori, tanti scrivono ma, purtroppo, pochi leggono. La concorrenza editoriale è elevata, soprattutto quando si parla di romanzi e i nomi degli autori esposti in vetrina nelle librerie, si contano sulle dita di qualche mano. Le librerie preferiscono andare sul sicuro – chi non lo farebbe? – proponendo titoli di autori noti che sono più facilmente vendibili.

E’ gli scrittori esordienti?

Lottano, cercando di farsi conoscere nel marasma editoriale in cui libri su libri vengono costantemente pubblicati dalle case editrici.

Se sei uno scrittore esordiente, quasi sicuramente, avrai pubblicato con una piccola casa editrice la quale, per motivi bene evidenti, non potrà occuparsi più di tanto della promozione del tuo libro. Quindi, cosa fare? Se si crede nel proprio prodotto, se si pensa che sia di una qualità tale da servire al pubblico, allora si lavora sodo per promuoverlo. Si confida nel parere di coloro che hanno letto il tuo libro, si chiede loro un riscontro mediante un commento ed una recensione e si cerca di comunicare a più persone possibile – ovviamente a coloro che possono essere interessate al tuo argomento – l’esistenza del tuo libro… in questo modo spesso si incontrano chi ti ringrazia per avergli fatto conoscere l’esistenza della tua pubblicazione, perchè da tempo cercava qualcosa che parlasse dell’argomento.

Quanti libri affollano una libreria?

Questa cosa comporta soddisfazione e, allo stesso tempo, ti fa capire come spesso sia difficile muoversi in una libreria, alla ricerca del libro che stai cercando. Oppure, come sia difficile che, per caso, il libro che stai cercando di “capiti” tra le mani.

Il miglior modo per promuovere un libro, il proprio libro, è quello di credere nel proprio prodotto e presentarlo ai lettori che, fidandosi di te e scommettendo sull’acquisto che stanno facendo, possono diventare con te dei sostenitori di quello che tu stesso stai promuovendo. Leggere, formarsi e conoscere è uno dei patrimoni più importanti che abbiamo per la nostra individualità e la condivisione assieme all’entusiasmo, è un fattore fortissimo!

Un libro che è riuscito a comunicare se stesso grazie al suo autore è un libro che viene esposto e che, piano piano, grazie ai lettori che lo richiedono, si fa “vedere” tra gli scaffali di una libreria.

Su milioni di libri, domenica 15 maggio, il mio era lì, esposto su uno scaffale di metallo accanto ad un altro, e dietro di lui tanti altri libri, tante altre storie in attesa di essere scoperte.

Se ce la farà, sarà merito nostro: del libro, mio, ma soprattutto vostro, che credendo nel progetto avete deciso di sceglierlo.

E.Z.

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